30.8.11

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11.8.11

Cascherà tra le fogne colorate

Innanzitutto ho visto Zatoichi. Poi, ringraziamo gli dei per averci donato un Luglio fresco e ricco di idrossido di idrogeno. Laudata sii, sorella pioggia. Detto questo è probabilissimo che ad Agosto farà un caldo fottuto, e questo perché comincio a credere che il mio blog sia una imponente fonte di sfiga: non ho fatto in tempo a scrivere che cambio casa che la stazione Tiburtina è andata a fuoco senza motivi apparenti. Dio solo sa in che condizioni versi in questo momento la vagina di Guendalina.

A fine luglio sono andato ad un festival ambient/folk/sperimentale/altrecoserandom, aggratise, scoperto per puro caso, e che è bastato a farmi meravigliare ancora del creato. Tra gli altri, ho visto J T Pearson, che ancora non ho capito chi cazzo sia ma, a quanto dicono, è molto famoso, anche se a me ha causato solo una ascite testicolare acuta.

Poi ho visto James Chance e Lydia Lunch, loro si leggende viventi. Io li conoscevo unicamente per il loro contributo alla NoWave (due nomi, James Chance & the contortions e Teenage Jesus & the jerks) ma a quanto pare continuano a cagare dischi di discreta qualità, fatti comunque di enormi dosi di rumore.
James Chance è arte allo stato elettrolitico. Immaginate un tizio di sessant’anni, vestito come una comparsa ne Il Padrino, strafatto di botulino e cocaina, e che balla facendo il robot con una bottiglia di Vodka in mano; poi ogni tanto prende il sax e fa assoli completamente decontestualizzati e ALLA CAZZO DI CANE. Buona parte degli spettatori stava lì a guardarlo come fosse un fenomeno da baraccone vivente, una specie di Richard Benson americano, senza percepire la bellezza che avevano di fronte.
Lydia Lunch invece è invecchiata, è ingrassata e resta alta un metro e un cazzo, però continuo a vederla come una splendida donna, forse perché da giovane era una bonazza da paura e ha fatto un cortometraggio in cui tira un signor pompino a un qualche esponente della nowave. Il palco, piccolissimo e alto mezzo metro, era immerso tra alberi illuminati di blu. Io stavo in prima fila e per una intera canzone ho avuto la Lunch a un metro che mi indicava col dito e mi urlava: ‘You are the wrong man, YOU ARE THE FUCKING WRONG MAN!’. E’ stato molto bello.

Ma soprattutto ho visto Matt Elliott, scoperto nel lontano 2005 grazie a quel frocio di Bologna. Questo sant’uomo, che suonava nei Third Eye Foundation, si è messo a fare dischi solisti uno migliore dell’altro, senza mai sbagliare nulla. Drinking songs è una delle cose più tristi e devastanti che abbia mai ascoltato. Stava lì con una chitarra acustica e una pedaliera da mezzo milione di euri, disperato, quasi in lacrime, con la gente focalizzata in silenzio religioso. Il concerto è durato un’ora, una settimana, un mese, che cazzo ne so. Però il suicidio era nell’aria. Poi è venuto da me e mi ha scroccato una cartina, ed io sembravo una ragazzina degli anni novanta davanti ai Backstreet Boys, oppure il Negro davanti alla cantante degli Wow.

La sera in cui ha suonato Matt Elliott, ultima del festival, tornavamo in macchina verso le rispettive abitazioni ascoltando musica colta (i Motley Crue) per cercare di riprenderci dall’enorme dose di depressione causata dal concerto dell’Uomo, quando il Suicidio, come isotopi radioattivi dispersi nell’ambiente, ha colpito a fulmine. Millemila poliziotti hanno bloccato la superstrada costringendomi all’uscita verso strade secondarie. Il giorno dopo siamo venuti a sapere il perché: una donna aveva ben pensato di togliersi la vita semplicemente sdraiandosi sulla corsia di sorpasso in attesa che un automobile la falciasse via. Alla fine le macchine sono state una decina, e il suo corpo si è spalmato su due chilometri di strada al punto da non poterla raccogliere: l’hanno semplicemente lavata via.



Inoltre sto preparando un esame imponente, sia per quantità che per qualità di informazioni. Sto diventando sempre più ipocondriaco, vedo ogni singolo fotone di ogni singolo raggio solare che urta la mia cute e mi sposta gli elettroni sulle orbite esterne, vedo zanzare gonfie di sangue che non vedono l’ora di inglobularmi parassiti, vedo il termometro che segna i 30 gradi e comincio a sentire spasmi coronarici e principi di ischemia, faccio una curva in macchina e percepisco la dislocazione periferica dei globuli rossi con spinta centrifuga verso le pareti vasali, bevo una birra e sento il fegato che va in necrosi e mi prepara a un'ulcera emorragica, passo le giornate ragionando sull'utilità di farmi trapiantare un terzo rene, così, per sicurezza. Tanto i bambini negri in Africa non ce l’hanno l’acqua, che cazzo ci devono fare con due reni.

Tutto ciò per dire che ho smesso di fumare. Le ultime tre sigarette le ho accese ma non le ho fumate, non ce la facevo, vedevo solo enfisemi e una quantità spropositata di neoplasie.
Questi però i sintomi che mi porta l’astinenza da nicotina:
malessere generale, nausea, mal di testa, tachicardia, aumento della frequenza respiratoria, bronco dilatazione, stato ansioso, irritabilità, alterazione dello stato di coscienza, disturbi visivi, delirio, coma.
Ormai con mia madre interagisco solo a vaffanculo, del tipo
‘Buongiorno’
‘Ma vaffanculo!’
‘Ma..’
‘Ma un cazzo porca puttana ma che cazzo vuoi, ma che cristo a rompermi i coglioni sin di prima mattina, ma vaffanculo va, fatti i cazzi tuoi sta rompicoglioni di merda, che cazzo guardi CHE CAZZO GUARDI’
Però la mia aspettativa di vita è aumentata di cinque anni, fra un anno non rischierò più una cardiopatia ischemica e, tra soli venti anni, i miei polmoni saranno puliti come quelli di un fottuto neonato. Oppure, se continuerò a ingurgitare tali quantità di gelato, diventerò un obeso di merda e mi prendo diabete, trombosi e aneurisma.


 

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