20.9.11

Quando il death metal incontrò la dance anni novanta

I Giapponesi c'avranno anche il cazzo veramente piccolo, ma hanno avuto il coraggio di fare tutto quello che i metallari hanno sempre desiderato senza mai avere le palle di ammetterlo.


18.9.11

L'insostenibile leggerezza della teoria del caos

Le donne sono belle. Interessanti da studiare, da conoscere, divertenti da ascoltare e spesso spiritose. Hanno in genere occhi meravigliosi. Rarissimo che una donna non abbia occhi meravigliosi.
Le donne sono mutevoli, lunatiche, innocentemente perfide, senza convinzioni profonde e senza volontà continue, violente e fragili. Litigano a morte per sei mesi all’anno, si calunniano a vicenda l'un l'altra e si adorano alla follia, si stringono tra le braccia quasi a spezzarsele e sono pronte a sbudellarsi per una parola fraintesa. Incerte, il loro umore è variabile, le esaltazioni sono a sorpresa, le tenerezze pronte a sparire, l’entusiasmo soggetto a eclissi. Parlano e sparlano di amore, onore, citano i loro ex, raccontano la loro vita, millantatrici bugiarde bare velenose infide inquietanti pericolose ingannatrici.Un giorno amano solo voi e il giorno dopo vi guardano appena perché, insomma, hanno una natura, un fascino, un temperamento da puttane e tutti i loro sentimenti sono simili agli amori delle puttane. Il loro cervellino svolazza come foglie al vento. Mi piacciono moltissimo.

Io non sono mai stato geloso in tutta la mia vita. Mai provato un simile sentimento. Una mia ex soleva spaccarmi i coglioni su questa cosa, sosteneva che la mia mancanza di gelosia fosse esempio di menefreghismo, non te ne frega un cazzo di me diceva, però poi esaltava questa mia qualità davanti alle sue amiche, con me stesso presente, e la guardavo straniato come se mi fossi ritrovato di fronte Rupert Sciamenna, con un vassoio d’argento in mano, che mi chiede se gradisco un po’ di merda di balena. Poi le facevo notare, con ESTREMA cautela, la sua evidente incoerenza e lei mi guardava, con occhi meravigliosi e quel taglio con la quale immagino Cleopatra, mi guardava, dicevo, e io capivo, senza alcun bisogno di proferire altre parole, che quella sera non me l’avrebbe data.

In realtà una volta sono stato geloso: quando ho scoperto che Anneke Van Giersbergen era rimasta incinta. Andai su internet a cercare chi era quel negro che l’aveva stuprata, perché non poteva essere andata in altro modo, dato che Anneke E’ DESTINATA A ME.
Anneke è la donna più bella del pianeta Terra, e chi non è d'accordo non merita di respirare la sua stessa aria.
I Gathering sono l’unico gruppo gothic metal con voce femminile che abbia mai avuto un senso, tutto il resto è merda pura. E quando questo genere si ritrovò essere alla moda, loro fecero altro, splendidamente, senza sporcarsi mai.
Io, sinceramente, credo che riuscirei a discolpare, più o meno in parte, le opere di Mussolini, Stalin, Gengis Khan, Mitridate sesto, la contessa Elizabeth Bathory, Giacomo Coppini, Tamerlano o Hitler, ma l’uomo che qualche anno fa ebbe il coraggio di organizzare un concerto a Milano con i Gathering di spalla ai Lacuna Coil è davvero ingiustificabile, una merda, un essere aberrante cattivo immorale marcio perverso sudicio amorale degenerato depravato dissoluto pervertito impresentabile impudico indecoroso indegno lascivo osceno sconcio sconveniente spregevole spudorato corrotto disonesto licenzioso osceno scostumato e turpe.

Quando Anneke abbandonò i Gathering fu uno dei giorni più tristi della mia vita. Giurai che mai avrei ascoltato i rispettivi e successivi prodotti dell’intelletto. Alla fine, con Anneke, non ho resistito.
La canzone fa schifo al cazzo, ma lei resta la donna più bella del Pianeta, il sorriso più bello da quando la Natura ci ha fornito un velo palatino e la voce più bella degli ultimi sette milioni di anni. Qualcuno dirà che sembra invecchiata e beh, grazie al cazzo, è invecchiata, ma dovete considerare che è del Nord Europa; e se dopo i 30 anni quelle del nord tendono a diventare dei maiali nazisti sovrappeso lei diventa sempre più simile a Moana Pozzi, un altro grande pezzo della mia adolescenza.
Anneke sposami, ti prego, non fare la puttana, non fa niente se non hai più un imene. E tuo figlio pazienza, ci penso io, lo affogo in una tinozza di acqua tiepida.

11.9.11

Gli occhi azzurri della Rivoluzione

Qualche giorno fa tornavo a casa dal cardiologo (perché a quanto pare sto morendo, e le mie camere cardiache soffrono, meccanicamente soffrono, le sistole) quando ho incontrato Bubbalino. Bubbalino ti voglio bene bene avrebbe scritto, forse, Alessio Mainardi se fosse stato gay.

Bubbalino una volta fu fermato dalla Polizia con 10 grammi di erba addosso e l’unica cosa che seppe dire fu: ‘Non è per me’ dichiarando così che non era per uso personale, e che lui era uno spacciatore di droga. Passò molti guai per quella frase. Perché dovete sapere che la mia Terra Madre è un posto piccolo e dimenticato da Dio dove non succede mai un cazzo di nulla. Così, se a Roma, capitale grande e grossa piena di auto blu, i poliziotti non hanno il tempo di rompere il cazzo ai ragazzini perché hanno da pensare al Papa, ai negri che stuprano le ragazze, ai rumeni che stuprano qualsiasi cosa, ai ladri, alle bombe, agli assassini e a diversi e variegati tipi di mafia, giù da me l’unica cosa che possono fare per tentare la carriera e farsi mettere una foto della loro faccia di merda su un giornale locale è arrestare giovani minorenni che, più perché non hanno nulla da fare che per altro, cominciano a fumare erba. Io alle elementari mi vedevo con Pisellino e ci fumavamo i tuberi delle patate, per dire. E quante se ne inventano, quei poliziotti di merda. Facevano i finti operai a scuola e vagavano per i cessi in cerca di lampadine da riparare e ragazzini da fottere. Andavano girando con macchine non di servizio (sempre nella mia mente rimarrà la Punto Fucsia targata 696) e poi ti si avvicinavano, con vestiti civili, per chiederti, con occhi vispi: ‘Scusate ragazzi, avete mica della droga da vendere?’. Quegli imbecilli credevano davvero che il ragazzino di turno ci sarebbe cascato come un pirla, e invece, puntualmente, la risposta era un secco no, e loro se ne andavano mogi mogi chiedendosi come mai il loro piano perfetto non aveva dato i risultati sperati.

Bubbalino, una volta, al grido di ‘Polizia bastarda!’, prese a calci una macchina della Polizia. Solo dopo notò che c’erano due poliziotti seduti dentro. Passò molti guai.

Bubbalino era uno che i fascisti non li poteva proprio vedere. All’epoca, nel centro storico, c’era un locale che rappresentava, politicamente, la sede di Alleanza Nazionale. Una enorme bandiera sventolava costantemente dal balcone dell’edificio, a non più di due metri e mezzo da terra. Un edificio in pietra bianca, massiccio e basso, come spesso accadeva nell’edilizia preguerra. Bubbalino, una sera, si presentò lì con suo fratello: voleva dare fuoco a quella bandiera, e nessuno lo avrebbe fatto desistere dall’infiammare un tricolore. Proprio sotto il balcone, salì sulle spalle del fratello e, mentre con una mano si reggeva sul freddo marmo, con l’altra tentava di afferrare la bandiera. Il caso volle però che alcuni camerati, lì in fondo alla strada, notarono quel tentativo di aborto patriottico e, urlando bestemmie, cominciarono ad accorrere.

Il fratello di Bubbalino, a causa dell’intensa emozione derivata dalla percezione del pericolo, reale o supposto, pensò bene di scappare, lasciando Bubbalino appeso al balcone, come un povero coglione. Bubbalino allora si lasciò cadere, rovinò a terra e si sbucciò un ginocchio. Strillò per il dolore, tenendosi con entrambe le mani la parte lesa. Ma subito dopo si rialzò per correre via, osservando i fascisti sempre più vicini alle sue tubercolosità ischiatiche; vide allora una bicicletta poggiata su un muro, e pensò bene di requisirla in nome del Popolo Sovrano, che di certo sarebbe stato dalla sua parte. Prese la bicicletta, ci salì sopra, diede una forte pedalata. La bicicletta però era attaccata con una lunga corda ad una grondaia, lui cadde con la faccia che si spiaccicò sul ciottolato, e si spezzò i due denti davanti, il coglione.

Un giorno io me ne stavo nel retro della piazza, con i miei amici grandi e musicalmente cristallizzati che mi spacciavano i dischi dei Kiss e mi dicevano che il black metal è una merda, seduti per terra, a fumare Lucky Strike morbide. Perché quelle dure sono amare.

D’un tratto vidi Bubbalino avvicinarsi a noi, zoppicando in modo strano. Cosa gli era successo? Qualche sera prima, l’aitante giovine, si era portato, nella villetta semibuia del paese, Marta, ragazzina di forse quindici anni, con le tette spaventosamente grosse, perché lei stessa spaventosamente soprappeso. Cristo quante virgole che metto. Lei, probabilmente molto eccitata vel dalle prime sue esperienze sessuali e dall’enorme dose di estrogeni nel sangue vel dallo stare con un ragazzo più grande di lei e di indubbia personalità, gli prese il cazzo in mano e, nel fargli una sega, gli strappò il filetto e gli lacerò il glande in due punti. Il Bubbalino furioso, e sborrante sangue, non seppe che fare se non chiamare il suo papà che probabilmente fu bel poco lieto di accompagnarlo in Pronto Soccorso. Quello che io mi chiedo è cosa si dissero Marta e questo povero padre in sala d’attesa, mentre Bubbalino era qualche stanza più in là a farsi ricucire la cappella.

Ogni volta mi dimentico di domandarglielo, ma quello che è certo è che anche quando il mondo intero sarà sconvolto dalle esplosioni atomiche, sulla faccia della terra gli oceani saranno scomparsi, e le pianure avranno l'aspetto di desolati deserti, io avrò la certezza che Bubbalino starà facendo una stronzata. Se non capite la citazione, fate veramente cacca.

Bubbalino io ti voglio bene bene. Giuro, più dei Life of Agony.


 

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