11.10.11

Anniversari

Seconda liceo. Io in Inghilterra non ci volevo andare per rincontrare il Calabroleso o stare con gli amici o imparare l’inglese. Ci volevo andare per provarci con la ragazza di cui ero follemente innamorato. La mia prima cotta pesante. La mia prima sbarellata. Sapeva suonare la chitarra, conosceva gli Smashing Pumpkins e mi fece conoscere White Pony. Si metteva le Converse. In realtà piaceva anche al mio migliore amico. Ci provavamo entrambi, insieme. Alla fine nessuno dei due la conquistò. Si mise insieme a un coglionazzo con la cresta e una ventina di magliette dei Nofx.
Io in Inghilterra ci sono andato per provarci con lei, senza Sean in mezzo ai coglioni.

Lei si portò tre amiche, che ovviamente conobbi.
Dopo due giorni di marcatura stretta successe che, tipo telefilm, mi innamorai pazzamente di una sua amica. La mia prima cotta se la prese molto a male, ma che cazzo vuoi che ti dica, è un anno e mezzo che ti faccio il filo, potevi pensarci prima, non è colpa mia se ho conosciuto questa stangona bionda con gli occhi azzurri alta quanto me.
Il grande sogno nordeuropeo.

Queste tre ragazze io le chiamavo Mamma, Sorellona Grande e Sorellona Piccola. Non chiedetemi perché, non me lo ricordo. Sul cellulare ce le ho ancora salvate così, e infatti il numero di mia madre è memorizzato come Mamma Vera.

Mamma era la stangona bionda.
Sorellona Grande era un’amica.
Tu, Sorellona Grande, sei stata il mio primo amico femmina.

Forse perché ci smezzammo il primo pacchetto di sigarette della nostra vita.
Forse perché andavamo d’accordo su tutto.
Forse per come mangiavi lo yogurt, col cucchiaino al contrario. Non è normale.

Forse perché stavi ore ad ascoltare le mie adolescenziali pene d’amore, tipo: a me Mamma piace un sacco, giuro, me la sposerei domani, ma quella proprio non mi si incula per niente. E tu che mi dicevi che c’avresti pensato tu, stai tranquillo, mi dicevi di dirle questo e di dirle quello, di farle questo e farle quello. Di non fare mai questo e non fare mai quello. E io prendevo appunti.

Forse per il tuo culo. Bello sodo, di marmo (già che siamo, diciamocela tutta).

Forse perché una volta mi hai detto di comprarle quel tipo di fiori. E io quei fiori li comprai, solo che la stangona bionda mi disse:
‘Di tutti i fiori del mondo, mi hai comprato gli unici che mi fanno schifo’
E tu sullo sfondo che ridevi, e io con sti fiori di merda in mano che a Londra costavano veramente tanto e per comprarli ero stato mezz’ora a gesticolare con un magrebino che l’inglese lo sapeva peggio di me.
Ai wuld laic det flauars over der. No, no. D aters. No. Ap. Ap.

Forse perchè una sera io ed El Prezio ci vestimmo da donna e tu mi prestasti il tuo reggiseno rosso, e ci mettesti dentro due grosse mele verdi. Avevo un bel paio di tette, un po’ come le tue (già che ci siamo, blabla).

Forse perché una volta ti distrussi per gioco la tua maglietta preferita e allora tu mi hai nascosto due buste di burro nelle tasche dei pantaloni bianchi. Eravamo in gita fuori porta tutta la giornata in questa cazzo di casa di qualche scrittore inglese famoso e dopo mezz’ora quelle cose si squagliarono e andavo girando come se mi fossi pisciato addosso, puzzavo di burro a chilometri di distanza, i documenti al burro, le sterline al burro, le sigarette al burro.

Forse perché una sera hai riorganizzato tutti i posti letti del gruppo per far si che, per puro caso, io e la stangona bionda ci ritrovassimo a dormire nello stesso letto. La mia prima notte a letto con una donna.

Poi, io e la stangona bionda ci siamo messi insieme.
Poi, io e la stangona bionda ci siamo lasciati, e ci siamo tutti allontanati.
Nuovi amici, università diverse, città diverse.

Raramente ci incontravamo e ci dicevamo che dobbiamo fare una serata dobbiamo fare una serata dobbiamo fare una cazzo di serata tutti insieme.
Poi c’è stato il terremoto a L’Aquila e sei morta.

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